Case da rendere più efficienti dal punto di vista energetico. In Italia risultano 12,4 milioni di edifici residenziali, dei quali oltre il 60% realizzato prima del 1976, anno di entrata in vigore della prima legge sul risparmio energetico; a questi si aggiungono 1,7 milioni di edifici a uso non residenziale. È quanto emerge dal Report “La consistenza del parco immobiliare nazionale”, realizzato dal Dipartimento ENEA di Efficienza energetica, in vista degli interventi che potranno essere necessari per conseguire gli obiettivi di risparmio energetico dettati dalle nuove direttive Ue. A queste si sommano circa 770mila unità immobiliari di proprietà pubblica, di cui 670mila non vincolate e quindi potenzialmente soggette agli obblighi di riqualificazione energetica.
Si tratta dunque di un patrimonio immobiliare ormai datato, che necessita di un efficientamento sotto il profilo energetico per contenere i consumi, come prevedono anche le direttive europee. Risultato ottenibile attraverso lavori di ristrutturazione, cambio di infissi, isolamento termico, adozione di sistemi di riscaldamento più performanti. Certo che tutto questo avrà un costo.
L’analisi degli Attestati di prestazione energetica (APE), contenuti nel Sistema informativo sugli attestati stessi, rileva un primo miglioramento delle prestazioni energetiche degli immobili certificati, con una riduzione della percentuale nelle classi energetiche meno efficienti (F – G) di oltre il 4% nel residenziale e di circa l’1,5% nel non residenziale. Ma la distanza rispetto agli obiettivi è ancora grande.